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STORIA CONTROCORRENTE
Home›STORIA CONTROCORRENTE›La riforma protestante (1)

La riforma protestante (1)

By Don Luigi Villa
12 Giugno 2019
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Pubblichiamo a puntate il libro “La riforma protestante”, di Don Luigi Villa, pubblicato nel 2011 dalle Operaie di Maria Immacolata Editrice Civiltà (Brescia).

È veramente esaltato da tutto il mondo protestante quell’avvenimento che, 30 milioni di Tedeschi e parecchi milioni di cristiani di altre Nazioni, hanno composto una religione senza preti, senza sacrifici, senza grazie e senza riti; una religione, insomma, puramente spirituale.

Per comprendere pienamente la “Riforma” luterana, vanno studiate le cause che fecero trovare a Lutero un ambiente in cui egli poté collaborare al crollo delle istituzioni allora esistenti, gettando il suo tizzone in una materia che da tempo era stata resa infiammabile.

Mentre i vecchi umanisti rimasero fedeli alla Chiesa, i giovani umanisti, invece, si volsero verso il loro leader Erasmo da Rotterdam, detto “il Voltaire del secolo XVI”, che, per un’intera generazione dominò gli spiriti con tutte le sue forze. Uscito dal suo convento (era un monaco agostiniano), peregrinò per quasi tutta l’Europa, ricercato da Sovrani, Principi, Prelati e dotti. Di carattere debole, però, egli si lasciò sempre dominare da interessi che spiegano le sue ambiguità e transazioni nella sua condotta. Lui stesso disse: «Altri cerchino la corona del martirio, io non trovo nessun gusto in tale dignità»!

Questo lo vedremo nel suo atteggiamento verso la Riforma e il suo ministero, ma non possiamo dimenticare che i suoi scritti, specialmente “L’Elogio della Stoltezza”, sanno delle condizioni sociali e religiose dell’epoca, dell’attacco agli abusi della Chiesa e corruzione della Curia Romana, e contengono, in germe, gli elementi di cui Lutero si varrà efficacemente, in seguito.

Per questo, gli avversari di Lutero dissero che nelle opere di Erasmo fu deposto l’uovo che Lutero ha fatto schiudere. Egli mirava non solo a introdurre, nel linguaggio scientifico della Chiesa, una forma nuova ed umanistica, ma anche  a fare della stessa Teologia un contenuto di questa natura, col pericolo di farne svaporare i dogmi nell’imperfezione del linguaggio.

A questo punto, bisogna guardare all’Alto Clero. Il Card. Nicolò Cusano (1461), benemerito per la riforma del Clero, aveva enumerato le cause principali della decadenza della Chiesa in Germania: l’entrata di molti indegni nello stato ecclesiastico; il concubinato dei preti; il cumulo dei benefici e la simonìa.

La Chiesa tedesca era, allora, la più ricca della cristianità: possedeva quasi un terzo della proprietà fondiaria, e per- ciò i nobili si erano accaparrati i migliori benefici e le più al- te cariche. Vi era, quindi, tra i nobili, la caccia ai pingui bene- fici. I Canonici vestivano elegantemente alla moda e parteci- pavano ai tornei. La loro moralità era deprecabile e, di notte, infestavano le strade per andare a donne.

Si comprende, perciò, come durante la Riforma essi apotatassero in massa. I Vescovi celebravano una volta sola e, molte volte, per denaro, permettevano ai loro preti il concubinato. Il Basso Clero era numeroso, perché le famiglie numerose inviavano allo stato ecclesiastico i loro figli senza che avessero un minimo di vocazione. Si era formato, così, un vero “proletariato ecclesiastico” che aderiva ad ogni Movimento per uscire dalla miseria. Naturalmente, la loro ignoranza era simile alla frivolezza dei loro costumi, che faceva loro frequentare osterie, banchetti e teatri. Il distacco dalla Fede, in questi stati d’animo, non meravigliava più nessuno.

Anche tra i “Religiosi”, qualche Convento conservava ancora la disciplina e il fervore religioso, mentre in tanti altri Conventi erano penetrati gravi errori, una vita facile e mon- dana. In ciascuno di questi conventi, ciascun religioso aveva il suo domestico e nessuno si negava la gioia della danza e dei bei vestiti.

Anche dopo il grande scisma d’Occidente, si tentò di riformare, ma gravi ostacoli furono posti proprio da quei Religiosi che non si sentivano di cambiar vita. Naturale, quindi, che questi indegni Religiosi facessero subito causa comune con Lutero.

Preoccupante, poi, era l’avversione profonda di molto clero al Papa e alla Curia Romana.

Le teorie “conciliari” s’erano ormai diffuse in Germania. Le espose per primo il dottore tedesco Corrado di Gelnhausen, col suo Trattato “Epistola Concordiae”, e l’altro tedesco, rappresentante e di quelle idee, Enrico di Langenstetr.

Non fu, certo, casuale, che lo scoppio della ribellione contro Roma si collegasse ad una questione finanziaria, perché, in Germania, questa era fortemente sentita per i gravi abusi che vi erano connessi.

Al tempo di Lutero, in tutta la Germania, si parlava di abusi e si chiedevano riforme. Perciò, Carlo V chiese alla “Dieta di Worms” che si presentassero, per iscritto, le sue lagnanze. Quanto alle lagnanze contro Roma, le principali erano: nel conferimento dei benefici, non si osservava quanto i Concordati avevano stabilito; si percepivano le “annate” sotto il pre- testo della guerra contro i Turchi, ma, in realtà, il Papa conservava per Sé questo danaro. Le tasse erano state esageratamente aumentate; le “Indulgenze” erano diventate un mezzo per fare denari; i “benefici” della Germania erano dati agli stranieri. Furono lagnanze più che giustificate!

Il radicalismo hussita, in Germania, insegnato da Giovanni Huss, aveva insegnato che coloro che si servissero della loro proprietà contrariamente alla legge di Dio, dovevano perdere il loro diritto alla proprietà stessa. Ora, dei beni ecclesiastici s’era fatto un tale pessimo uso che si chiedeva di restituirle ai laici. Le proprietà ecclesiastiche avevano provocato l’asservimento dei contadini e la rovina della nobiltà. Solo i veri credenti avevano il diritto di possedere, ma questi perniciosi princìpi provocarono la guerra in Boemia. Operai e contadini volevano la rivincita… Il fermento hussita, provocò insurrezioni, volendo che ogni Prìncipe, ogni ecclesiastico, ogni Vescovo, e l’imperatore stesso, tutti dovevano assoggettarsi a vivere lavorando. Le febbrili aspettative portarono lo spirito di rivolta nei contadini, tanto che, nel- l’insurrezione religiosa, scatenata da Lutero, il primo scritto rivoluzionario, “La riforma dell’imperatore Sigismondo”, si diffuse ovunque. Fu il principio della Riforma.

Non tollerare più alcuno, prete o laico, che volesse elevarsi al di sopra degli altri; abolire le tasse e le decime; confiscare i beni della Chiesa. La voce di Lutero fu subito accolta con simpatia dalle masse. Parecchi giuristi insegnavano che i Prìncipi dovevano e potevano regolare tutto, anche le cose religiose, eleggere e deporre anche i Vescovi.

Ogni cavaliere era sempre pronto alla rivolta contro un ordinamento sociale che si traduceva, ogni giorno, nella loro rovina. Vi erano, dunque, in Germania, molte cause favorevoli allo sviluppo della Riforma.

Poiché in ogni rivoluzione, va cercato sempre un capro espiatorio, in questa, il Papa fu indicato come il grande colpevole. Bastava solo che si levasse un uomo come Lutero,  che si facesse portavoce delle lamentele di tutti, che protestasse contro gli abusi e deplorasse la miseria del popolo, che lo  si sarebbe seguito anche nelle sue esagerazioni e nei suoi torti. E così fu l’inizio delle predicazioni indulgenziali.

Lutero, ormai, si era impegnato a diffondere le sue “95 tesi”, e difenderle contro chiunque le impugnasse. Nelle sue “tesi”, Lutero affermava che le indulgenze non avevano alcun valore davanti a Dio, pur ammettendo la necessità delle opere esterne per il raggiungimento della salvezza.

Ingiuriosa, comunque, era la tesi contro il Papa, perché «non costruiva la Basilica di San Pietro con il suo danaro, ma con quello dei poveri fedeli, benché fosse più ricco del ricchissimo Crasso».

E così, Lutero intraprese la sua lotta contro Roma.

(…)

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