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Home›DE ECCLESIA›Perché il sacerdozio è solo maschile

Perché il sacerdozio è solo maschile

By Anonimous Vecchio e stanco
14 Ottobre 2019
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Sin dall’antichità, quanto meno per le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, i sacerdoti dei vari culti furono sempre maschi, ad eccezione di quelli  che avevano per tema la fecondità, ove la presenza di donne era necessaria non soltanto per i riti, ma anche per altre più carnali ed intuibili funzioni. La presenza esclusiva dei maschi era normale per quei riti cruenti durante i quali si immolavano animali o, in certi riti più antichi, anche esseri umani. L’assenza e la scarsità di riti che prevedessero la partecipazione della donna, salvo che per compiti  secondari e non direttamente coinvolgenti nelle mansioni sacrificali, deve pur avere una spiegazione. Spiegazione necessaria anche per il fatto che le donne erano in maggioranza fra i fedeli che accorrevano ai riti e alle invocazioni al nume o ai numi cui ci si rivolgeva per essere esauditi in caso di malattie o di particolari esigenze, talvolta anche per indirizzare la maledizione sui nemici o su presunti spiriti maligni. A questo punto è lecito chiedersi il perché di questa esclusione, anche in considerazione che erano proprio le donne ad essere le più abituali frequentatrici dei luoghi sacri. Questa esclusione sembra che fosse vigente anche in quelle poche comunità ove vigeva il matriarcato. In quest’ultimo caso la donna era assente nei riti che prevedevano il sacrificio cruento, sia di esseri animali che umani. Veniva rispettata la sensibilità femminile certamente più emotivamente reattiva e ritrosa nei confronti della sofferenza.

Un indizio ben preciso sul perché il sacerdozio sia soltanto maschile lo fornisce la Bibbia, l’unico testimonio dell’antichità che parla della creazione dell’uomo. Unico, affermo e confermo, perché gli altri miti del Medio Oriente antico e delle religioni indo-asiatiche si riferiscono a tempi molto più recenti rispetto a quelli della Bibbia ebraica.

La spiegazione sicura sulla esclusività maschile del sacerdozio la troveremo in fondo a questo scritto. Per poterci arrivare dobbiamo però partire sin dall’inizio, cioè dall’inizio di Genesi, cioè dalle prime righe della Bibbia.

La Bibbia – come ho accennato in altri interventi su questo blog – contiene precisi riferimenti alla creazione della prima coppia umana. La Bibbia parla di una femmina chiamata Eva, il cui nome, però, le viene dato al termine della narrazione quando si chiarisce che fu chiamata Eva perché tal nome significava madre di tutti i viventi. Come madre di tutti i viventi doveva perciò essere madre anche di Adamo  e poi della prima femmina che Adamo sollevò al cielo appena nata esclamando “Questa sì che è carne della mia carne e osso delle mie ossa”.Come tale non aveva nulla a che fare con la prima femmina, cioè quella che aveva messo al mondo anche Adamo, che era ovviamente il primo dei viventi della nuova specie. Chi mai poteva essere questa Eva?

Per comprendere questo mistero occorre stare con i piedi ben piantati in terra e ragionare senza scartare gli apporti della moderna scienza e di certo darwinismo (quello della prima stesura di Darwin)  che, da quanto emerge dagli scritti della Valtorta, non entra in conflitto sia con la Bibbia sia con la umana ragione. Gesù stesso, per mezzo della Valtorta, ci fa intendere che non è insensato supporre che il primo esemplare umano sia stato messo al mondo da una creatura di una specie preesistente e compatibile con la specie umana opportunamente fecondata da un intervento diretto del creatore con la creazione di una gamete maschile della nuova specie e con la modifica  dell’ovulo della femmina. La creazione, come aveva intuito lo stesso Darwin, avviene sempre tramite una femmina di una specie preesistente che funga da anello di congiunzione tra una specie e la successiva. Anello di congiunzione che viene tolto di mezzo provvidenzialmente una volta che la prima coppia della nuova specie sia in grado di badare a stessa e di  riprodursi. In sintesi, anche la specie umana è stata creata da Dio perfettamente integra e perfetta in ogni sua cellula e in ogni suo organo mediante l’impiego di una femmina di una specie preesistente che servisse da ponte fra una specie e l’altra. Ponte che doveva essere scartato definitivamente dopo la nascita della prima coppia della nuova specie. La Bibbia chiama albero questo ponte che aveva le funzioni di essere come gli odierni “uteri in affitto” che molti depravati utilizzano per soddisfare i loro turpi capricci.  Albero da intendersi come albero genealogico e non come una pianta da frutto. Il frutto che doveva dare consisteva, nel piano di Dio, nella prima coppia  di esseri umani destinati a popolare questa terra che sarebbe stata un paradiso terrestre se la temeraria superbia del primo nato, il maschio, non avesse tentato di ripetere quanto già avvenuto in precedenza sotto la sapiente guida divina. La femmina ponte della specie affine  ma che , seppure affine, era immensamente diversa e inferiore per le sue peculiarità animalesche dalla smisurata superiorità della specie umana.  Quella femmina  costituiva un pericolo e, allo stesso tempo, una prova o esame per il capostipite della nuova specie, che, infatti, non fu capace di superarla cadendo nell’errore più grande che sia mai stato commesso nell’intero Universo. Errore che ha guastato la razza umana e che Gesù Cristo ha redento con il Suo sacrificio.

Il primo uomo, che la Bibbia chiama Adamo, comprese che se avesse provato ad accoppiarsi con la femmina “ponte” che lo aveva allattato e curato quando era ancora infante e bisognoso di tutto, avrebbe potuto ottenere subito un altro essere umano bello e meraviglioso come la piccola bambina che egli stesso aveva proclamato con orgoglio essere suo stesso sangue e carne, senza dover attendere che quest’ultima maturasse per raggiungere la pienezza femminile della maturità feconda.

Adamo, quindi, pur ammonito dalla voce divina che lo aveva guidato sin dalla nascita sussurrando al suo interiore udito quanto occorreva per divenire il vero capo e guida del mondo avveniente, persisteva nel fantasticare su come accelerare la riproduzione di altri esseri come lui e come la stupenda bambina che continuava a sgambettare felice e beata vicino a lui mentre giocava con i cuccioli della specie affine. Adamo rimirava estasiato quella bambina e desiderava ardentemente  avere un altro esemplare altrettanto bello. Persisteva quindi nelle sue fantasticherie, che lo portavano a desiderare sempre più un incremento della sua famiglia. Desiderio rispettabile, purché non andasse contro il comando di Dio di non avvicinare la femmina sua nutrice. Dio vigilava moltiplicando i suoi moniti, ora dolcemente e, perdurando l’ostinazione del giovane capostipite, passò a mettere in guardia il temerario dal non tentare simile esperimento pena gravissime conseguenze. Dio, infatti, parlava ad Adamo sin dai primi istanti della venuta a questo mondo sussurrando  alla sua mente tutto il frasario che una madre adotta per i suoi pargoli. Dio, che è padre e madre allo stesso tempo (ricordate quel che disse Papa Luciani?), aveva insegnato al capostipite l’articolazione della lingua per porlo  in grado di impadronirsi del linguaggio, strumento indispensabile per dare all’intelletto la capacità di esprimere concetti e acquisire conoscenza

Adamo continuava però ad essere turbato nell’osservare che gli individui della specie della sua nutrice si moltiplicavano con notevole celerità, mentre la crescita della bella bambina era, al confronto, lenta assai.  Questa crescente delusione rinfocolava in lui la tentazione di provare a imitare quel che facevano le coppie della specie inferiore, in mezzo alla quale viveva come un sovrano assoluto obbedito e riverito. Il suo intelletto aveva compreso che poteva avvenire un evento analogo se lui avesse ripetuto quell’esperienza con la sua nutrice, l’unica con cui poteva farlo. Sarebbe dovuta nascere un’altra creatura come lui e come la bambina. Quella tentazione lo rodeva e si faceva sempre più insistente nonostante la voce divina non cessasse mai di ammonirlo e dissuaderlo da simile errore. E quell’errore, in un giorno fatale per la futura umanità e per l’universo intero, fu compiuto, ma non nacque la terza meraviglia, ma un brutto individuo che era in tutto simile esteriormente alla specie inferiore in mezzo alla quale viveva. Adamo comprese, allora, quale enorme sbaglio aveva fatto, ma non poteva ancora immaginare le conseguenze di quell’errore catastrofico. Lo comprese quando la piccola miserevole creatura crebbe quanto basta per essere in grado di parlare come ormai parlavano con perfetta naturalezza sia lui che la bambina, la quale, crescendo, diventava sempre più bella e prestante quasi quanto lui, a differenza dei piccoli individui della servizievole e mansueta specie che obbediva lieta e fiduciosa ai comandi di loro due.

Anche Caino, questo fu il nome che fu dato allo sgraziato fratellastro, aveva la parola e con essa manifestava di avere un  intelletto raziocinante seppure difettoso quanto lo era il suo eloquio. Ma oltre all’intelletto aveva anche la furbizia di chi desidera essere e avere quello che avevano i suoi più fortunati fratellastri; in più, ahi noi, aveva qualcosa di nuovo e di preoccupante che andava prendendo forma a mano a mano che cresceva. Mostrava di avere una curiosità sempre crescente per tutto ciò che aveva a che fare con la sessualità. Interesse che i due prestanti fratellastri non avevano affatto; essi non mostravano alcun particolare interesse per la sessualità  che, ai loro occhi, non era altro che un organo come lo erano  i piedi o le mani o qualsiasi altra parte del corpo. Questa normalità, tuttavia, non sopprimeva nell’intimo del capostipite il ricordo della disubbidienza commessa verso Dio. Quel ricordo lo faceva arrossire ogni volta che incrociava lo sguardo invidioso e morbosamente curioso di Caino. Rievocando l’errore fatto, Adamo comprese che era meglio per lui stesso e per la bellissima sorella coprire quelle parti del loro corpo che destavano la morbosa curiosità di Caino. Il pudore nasceva per l’imbarazzo di essere osservati e per il complesso di essere la causa di quella situazione.

Nel frattempo era cresciuto Caino e con lui era maturata la bellissima bambina che era divenuta una bellissima giovane donna. Adamo comprese che poteva  ora compiere con quella splendida giovane donna quel che la natura stessa li conduceva a desiderare entrambi. E nacque senza dolore per la giovane un figlio che fu chiamato Abele, il bimbo tanto desiderato da Adamo quando fantasticava di poter avere, violando il comando divino, un’altra creatura altrettanto bella quanto la prima bambina. Comprese allora il suo errore e avrebbe voluto uccidere l’indesiderato figlio degenerato, ma Dio lo proibì. Anche Caino aveva un’anima e il suo valore non era inferiore, per Dio, a quello dei tre bei rappresentanti  della specie dei  Figli di Dio, cioè Adamo, la donna e il bellissimo Abele. C’era ancora la femmina che aveva partorito oltre ad Adamo anche la bambina, ora divenuta donna e pronta a divenir madre e Caino. Quella femmina fu chiamata Eva, cioè madre di tutti i viventi, perché da lei erano stati partoriti i primi tre esseri umani: Adamo, la donna e Caino. Quella femmina, essendo la nonna di Abele, poteva benissimo essere definita la madre di tutti i viventi.

La tragedia stava per abbattersi come un fulmine su quella scombinata famiglia, la prima famiglia umana che comprendeva i Figli di Dio – Adamo, sua moglie e il piccolo Abele – e Caino, il subumano o umanoide che dir si voglia, l’indesiderato, l’intruso  che sarà il capostipite dei figli dell’Uomo destinati a rievolversi gradualmente, sotto la guida previdente di Dio stesso, verso forme più simili ai figli di Dio. Quella specie corrotta dell’uomo, però, mediante turpi connubi animaleschi, venne a  degenerare ancor più verso forme ancor più bestiali a motivo degli incroci con membri della specie cui apparteneva la femmina chiamata Eva.

Sarebbero dovuti trascorrere milioni di anni prima che Dio, per porre un limite alla degenerazione umana permettesse il diluvio universale al fine di rendere più celere la rievoluzione dei figli dell’Uomo verso il progetto originario guastato irrevocabilmente dalla ibridazione del capostipite con la femmina ponte e divenuta, suo malgrado, testa di ponte fra due specie affini, ma irreparabilmente separate da un DNA assolutamente diverso, seppur compatibile biologicamente. Avvenne così l’ibridazione della nostra specie.

Dicevo poc’anzi che la tragedia incombente su quella scombinata famiglia stava per abbattersi. Caino, giunto alla maturazione completa sentiva pulsioni sessuali irrefrenabili e si struggeva dal desiderio rimirando la suprema bellezza della sorellastra, che era per lui irraggiungibile. Lei era alta oltre due metri e aveva, oltre alla bellezza delle forme, anche una forza fisica molto più elevata rispetto a lui che, a stento, superava  il metro di altezza. Aveva le gambette corte, pelose come quelle dei suoi parenti della specie di parte materna  e tutto il corpo coperto di una peluria dal colore tra lo scuro e il rossastro. Anche il muso era simile a quello di sua madre, cioè scimmiesco  diremmo noi oggi, pensando ai crani di ominidi scoperti in più siti di questo mondo. Non avrebbe mai potuto aspirare di arrivare  alla sorellastra. Con Abele aveva un rapporto manifestamente ostile: l’invidia, la gelosia verso quella stupenda rievocazione in forme maschili della tanto desiderata sorellastra, la rabbia che covava nel suo intimo lo aveva reso inviso ad Adamo e agli altri due membri della famiglia e questa discriminazione lo feriva sempre più  accrescendo sino al limite della violenza. Violenza che veniva frenata soltanto dal timore della punizione da parte dei due fratellastri, la cui mole lo sovrastava come un ostacolo insormontabile. Ma un giorno un piccolo dispetto scatenò la rabbia folle di Caino che, come afferrato da un raptus, si gettò sull’inerme piccolo Abele violentandolo, per soddisfare la sua incontenibile libidine.

Il primo delitto della storia umana non fu che un abuso di minore per motivi sessuali compiuto da un degenere che era però soltanto parzialmente colpevole del suo misfatto. La vera colpa stava a monte dello stesso Caino ed era una colpa soprattutto verso Dio e la Sua legge commessa dal capostipite Adamo.

Infatti quel misfatto era assai meno grave, pur nella sua cruda manifestazione di efferata violenza, rispetto all’altro che guastò irreparabilmente la natura umana e che fu la copula fra Adamo e la femmina ancestre che lo aveva partorito. Adamo, furbescamente e con calcolata ipocrisia, aveva attirato la femmina ancestre nella sua casa costruita su un grande albero quasi con l’intento di far apparire ciò che stava per accadere come frutto dell’iniziativa della femmina. Quella casa era raggiungibile con una scala a pioli molto distanziati fra loro, ma non per le lunghe gambe del costruttore. Per quell’occasione Adamo aveva aggiunto dei pioli per favorire l’ingresso della sgraziata femmina e si era sdraiato disteso sulla panca che fungeva da letto. Teneva le braccia distese orizzontalmente e lasciò che quella femmina in calore gli montasse sopra e si unisse a lui. Adamo era disteso con le braccia aperte orizzontalmente su quel legno e così rimase lasciando che fosse la femmina a fare il resto. Su quel legno fu consumato il peccato che condannò il genere umano. Su un  altro legno il Cristo unigenito Figlio di Dio, molti millenni dopo, sarebbe stato crocifisso nella stessa posizione assunta da Adamo. Ma Gesù aveva sopra di Sé il cielo purissimo di quella Gerusalemme che urlando e bestemmiando accompagnava il sacrificio di chi pagava il fio del Grande Peccato, mentre Adamo aveva sopra di sé il brutto muso scimmiesco di quella femmina incolpevole. Femmina che doveva restare testa di ponte fra una specie e l’altra e che fu trasformata in ponte di congiunzione fra le due specie, fra la specie dei Figli di Dio e quella dei figli dell’Uomo.

Questo misfatto, che ha condannato tutti noi esseri umani, nessuno escluso, è stato rivelato dalla Bontà Divina all’umile sacerdote bellunese Don Guido Bortoluzzi, che ne rimase inorridito vedendo quella scena nel sonno del primo mattino. Nel mentre assisteva in sogno a quell’orrendo misfatto, un pesante autocarro carico di materiale da costruzione passava sferragliando sotto la canonica e quel rumore si accompagnava alla voce che aleggiava sulla scena e che esclamava, arrotando fortemente la erre,  peccato orrrrribile, orrrrrrribile!

Il povero Don Guido rimase scioccato da quella visione e corse subito in Chiesa (distante poche decine di metri) per pregare. Stette a lungo piangendo e pregando e chiedendo perdono a Dio di tutti i peccati che il mondo degli uomini, beneficato con la Redenzione da quel misfatto, ha compiuto e continua a compiere.

Quella visione di don Guido fu forse soltanto un brutto sogno? In mancanza di prove è più che lecito pensarlo. Di contafrottole il mondo è pieno, ma occorre sempre distinguere e discernere. Che  sia peraltro avvenuta una ibridazione agli albori della nostra specie è molto probabile, come ammettono molti scienziati. Se al giorno d’oggi, a causa della selezione prenatale mediante aborto cosiddetto terapeutico, sono divenuti sempre più rari i casi di nascite di esseri mostruosi con parti del corpo chiaramente animalesche, resta pur sempre la realtà  di certe sindromi cromosomiche le quali non possono non far pensare ad una ibridazione della specie umana avvenuta agli esordi della nostra specie. L’aspetto cromosomico della specie umana è stato sicuramente attaccato da qualche anomalia, cioè dall’ibridazione, che ha scombinato in ogni essere umano la perfezione originaria, quella perfezione che non esiste in modo assolutamente certo in alcun essere umano. Ogni nostra malattia o imperfezione è scritta nei cromosomi e la varietà di queste imperfezioni è semplicemente immensamente stupefacente e incalcolabile.

Arrivati a questo punto mi sembra già di sentire le voci che dissentono vivamente escludendo  l’ibridazione e, in particolare, la nostra discendenza da una specie animalesca.  Per capire qualcosa andiamo allora a leggere ciò che scrive la Valtorta circa trenta anni prima che Don Guido Bortoluzzi ricevesse la rivelazione, prima di escludere aprioristicamente sia l’una che l’altra fonte.

Nel volume I Quaderni dal 1945 al 1950(edizione 1984) leggiamo alle pagina 339 e seguenti questo dettato di Gesù che, colloquiando con l’autrice, le  risponde:

Gesù  parla e dice:

– Cerca la chiave nel capo 6° della Genesi. Leggilo. Lo leggo. Gesù mi chiede: Capisci?

-No, Signore. Capisco che gli uomini divennero subito corrotti e nulla più. Non so che attinenza abbia il capitolo con l’uomo scimmia.

Gesù sorride e risponde:

  • Non sei sola a non capire. Non capiscono i sapienti e non gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi   E comincia a recitare: <<E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figliole, i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figliuole degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero. Ora, dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero colle figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori quegli uomini potenti, famosi nei secoli. Gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono i vostri scienziati, che ne deducono che al principio dei tempi l’uomo era molto più alto di quanto è attualmente e dalla struttura del loro cranio deducono che l’uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini davanti al mistero del creato.
  • Non hai ancora capito e ti spiego meglio. Se la disubbidienza all’ordine di Dio e le conseguenze della stessa avevano potuto inoculare negli innocenti il Male con tutte le sue diverse manifestazioni di lussuria, gola, ira, invidia, superbia, e avarizia e presto l’inoculazione fiorì in fratricidio provocato da superbia, ira, invidia e avarizia, quale più profonda decadenza e quale più profondo dominio di Satana avrà provocato questo peccato secondo [ quello di Caino]?

Più avanti, Gesù dice:

Dove non è Dio, è Satana. Dove l’uomo non ha più anima viva è l’uomo-bruto. Il bruto ama i bruti. La lussuria carnale, più che carnale perché afferrata ed esasperata da Satana, lo fa avido di tutti i connubi. Bello e seducente gli pare ciò che è orrido e sconvolgente come un incubo. Il lecito non lo appaga. E’ troppo poco e troppo onesto. E pazzo di libidine cerca l’illecito, il degradante, il bestiale. …. Ed ebbero mostri per figli e figlie. Quei mostri che ora colpiscono i vostri scienziati e li traggono in errore. Quei mostri che, per la potenza delle forme e per una selvaggia bellezza e un’ardenza belluina, frutti del connubio fra Caino e i bruti, fra i brutissimi figli di Caino e le fiere, sedussero i figli di Dio, ossia i discendenti di Set per Enos, Cainan, Malaleel, Jared, Enoc di Jared, Matusala, Lamec e Noè padre di Sem, Cam e Jafet. Fu allora che Dio, ad impedire che il ramo dei figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle acque la libidine degli uomini e distruggere i mostri generati dalla libidine dei senza Dio, insaziabili nel senso perché arsi dai fuochi di Satana.

Mi fermo a questo punto con la citazione diretta dalla Valtorta, non prima, però, di aprire una riflessione sul mondo attuale. Al giorno d’oggi con i vizi più depravanti  fatti divenire diritti e indici di privilegio e di tutela che dire? Forse siamo proprio all’abominio della desolazione se anche la Chiesa di Cristo, ovvero la sua scimmiesca contraffazione, si è piegata a non condannare il peccato di Caino che, anzi, è entrato spavaldo negli stessi luoghi santi; che dire se non invocare Dio per il tramite di Maria Santissima, colei che deve schiacciare la testa all’infame?

Come si sarà potuto notare, Gesù ci apre la finestra sul mondo remoto e chiarisce e corregge le ipotesi degli scienziati e, in particolare, del neo-darwinismo evoluzionistico. Con la rivelazione a Don Guido Gesù ci ha rivelato con dettagli in che cosa consistette il peccato originale. Questa rivelazione, che ora possiamo comprendere, anticipava ciò che stiamo vivendo in questi anni e che ci fa intendere che grandi eventi incombono sull’umanità che ha rinnegato Gesù Cristo e la Sua rivelazione. Come Noè non dobbiamo disperare se manteniamo salda la fede in Dio.

Prima di chiudere debbo però spiegare perché la donna è esclusa dal sacerdozio. Il sacerdote, innanzitutto, è un mediatore tra l’Uomo e Dio e questa mediazione è necessaria in quanto l’Uomo sacerdote impersona un altro Abramo, un altro Mosè o un altro dei profeti. Profeti che furono tutti uomini, come uomini erano gli apostoli scelti da Gesù. Perché soltanto uomini e non anche le donne? Semplice! Perché la donna non partecipò al peccato orr.rrrrrrribile. Essa era ancora innocente, piccola bimba che andava a gattoni su per la stanza ricavata nella casa costruita su un alto albero mentre Adamo, con la scimmiesca nutrice addosso, commetteva il suo crimine. Infatti Don Guido racconta che, nella visione, continuava a sentire una voce femminile dolcissima ripetere, “guarda bene, la donna è innocente, non c’entra nulla, rammentalo, è innocente!”.

Forse questa precisazione ripetuta più volte a Don Guido dalla voce femminile e dolcissima che  ripeteva  quella frase che assolveva la donna dal peccato originale, significava che quella  stessa frase serviva a futura memoria per coloro che si agitano per conferire il sacerdozio alla donna. Se Dio non lo ha conferito né a Sua Madre, escludendola addirittura dal collegio apostolico, né ad altre donne, una ragione doveva pur esserci. Gli apostoli e Maria stessa lo compresero benissimo. Gli innovatori odierni invece vogliono saperne più di Gesù Cristo stesso, di Maria Santissima e degli Apostoli. I rivoluzionari, quando cominciano a innovare, non sanno mai quando finiranno la rivoluzione con le relative innovazioni. Lo comprese bene anche San Paolo che scrisse chiaramente : Se per colpa di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e attraverso il peccato la morte e così la morte dilagò su tutti gli uomini …..(Rm.5,12) e inoltre:  dunque come a causa della colpa di uno solo si ebbe in tutti gli uomini una condanna, così anche attraverso l’ atto di giustizia di uno solo si avrà in tutti gli uomini la giustificazione di vita (Rm. 5, 18). Il concetto espresso da San Paolo è chiarissimo. La colpa fu  di un solo uomo come pure fu di un solo uomo la redenzione e la giustificazione di vita. Quale potrebbe mai essere la ragione per giustificare il conferimento del sacerdozio alla donna? La carenza di sacerdoti? A questo riguardo possiamo stare tranquilli : alla mancanza o alla rarefazione di sacerdoti corrisponde quasi sempre la rarefazione di fedeli, come accade al giorno d’oggi e come è sempre accaduto, salvo nelle persecuzioni e in particolari casi che non possono giustificare l’allargamento alla donna del sacerdozio. Staremo a vedere che diavoleria si escogiterà  per giustificare questo conferimento. A noi tocca pregare affinché sia allontanato dalla Chiesa quest’altro pericolo.

P.S. Chi volesse sapere di più su Don Guido Bortoluzzi e sulla rivelazione da lui avuta da Dio, può trovare nel web ampia documentazione, in particolare sul sito www.genesibiblica.it, dal quale si può ottenere in Pdf un ampia descrizione del testo originale di Don Guido con ampie riflessioni di carattere sia scientifico che teologico.

I libri della Valtorta sono anche essi  reperibili nel web. L’editore  è il Centro Editoriale Valtortiano (CEV) ed il sito web è: cev@mariavaltorta.com

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