Una Cresima, oggi

Piuttosto che concentrare l’attenzione sul Sinodo sull’Amazzonia, che si terrà nel prossimo mese di ottobre, è bene che la Chiesa s’interroghi sui fondamenti della Fede, su come vengono amministrati I Sacramenti, sull’educazione cristiana dei giovani nelle parrocchie. Per ripartire da zero, se questo sarà possibile.
Mi è capitato ultimamente di assistere ad una Messa dove veniva impartito il sacramento della Cresima a una trentina di ragazzi. Non sapevo che in quella domenica in quella chiesa vi sarebbero state le Cresime, ma una volta lì, vi sono rimasto. Non vi era il Vescovo, ma il Vicario Generale di quella Diocesi.
E’ stata una di quelle Messe-show, di sacramento ridotto a spettacolo, che troppo spesso dobbiamo subire. A parte i canti con battiti di mani e ritmi sudamericani, a parte l’omelia formato comizio, a parte gli applausi della gente richiesti ad hoc dallo stesso celebrante, a parte la decina di mini-omelie sparse durante tutta la celebrazione, il top si è raggiunto alla fine. Il celebrante ha fatto salire tutti i ragazzi cresimati sull’altare, ha chiesto loro che si volgessero verso l’assemblea, ha chiesto che tendessero in avanti le braccia, con le palme delle mani aperte, in atteggiamento benedicente, e che fossero loro a dare la benedizione all’assemblea, al posto del celebrante, perché essi erano a quel punto “ripieni di Spirito Santo” e quindi la loro benedizione avrebbe avuto un particolare effetto su tutti i presenti.
Benedizione evidentemente invalida, se è prescritto – e lo è – che la benedizione deve essere data dal Ministro ordinato, oppure dal padre di famiglia ai propri figli. Ma un Vicario Generale, queste cose, non le sa?
Sceneggiate, emotività, coreografia. Niente a che vedere con il Mistero del Sacrificio di Cristo. Ovviamente si capisce l’intenzione del povero celebrante, di rendere vivo il momento teatrale e partecipe l’assemblea… non è nemmeno tutta colpa sua. E’ da tanti anni che si vedono improvvisazioni simili.
Occorrerà pure che sorga qualcosa o qualcuno che metta fine a tutto questo. Occorrerà pure qualcuno che faccia tornare la Messa a quello che essa veramente è: Sacrificio di Cristo per la remissione dei peccati, comunione con Dio e vita di grazia.
Questi aspetti quella domenica erano assenti, e quindi, se ignorati, alla fine negati, di fatto.
Volevo andare in sagrestia a scambiare due parole con il sacerdote, ma sapevo che sarebbe stato del tutto inutile. Fuori dalla chiesa, sul sagrato, mi è capitato invece di parlare con una signora parrocchiana, piuttosto addentro alle cose di quella comunità. Parlando, senza nemmeno che io glielo chiedessi, mi ha detto: “Ha visto, oggi, quei ragazzi ricevere la Cresima, una trentina. Sa quanti di essi vengono regolarmente alla Messa alla domenica?” Al mio silenzio, ha risposto: “Uno solo”. Uno solo dunque ha ricevuto la Cresima in un cammino di continuità; gli altri ventinove sono giovani che non frequentavano la Messa prima, e non la frequenteranno nemmeno dopo, una volta ricevuta la Cresima. Che cosa, dunque, può aver significato, per ventinove famiglie su trenta, il sacramento?
Ci si domanda perché si faccia un Sinodo sull’Amazzonia, e la Chiesa non si interroghi piuttosto sul significato di questi Sacramenti, sull’iniziazione cristiana nelle parrocchie, non ci si interroghi se non sia il caso di ripartire da zero. Prima che sia troppo tardi.
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